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Mentre il governo cerca di aiutare gli italiani ad uscire dalla crisi, le amministrazioni locali cercano di mandare gli immigrati, in crisi

Comunicato Stampa


Il Prefetto di Roma non ha tempo, la Polizia amministrativa e sociale non risponde, ma il commissariato locale chiude l’attività.
L’Associazione Dhuumcatu da diverso tempo riceve segnalazioni da parte di gestori di internet Point di tutta Roma, di sopralluoghi operati da vari corpi delle forze del ordine volti ad invitare i gestori ad ammodernare il locale adeguandolo alle nuove norme, le quali prevedono il doppio bagno, il salotto d’attesa, rampa d’accesso per disabili, etc.Inoltre, i diversi corpi delle forze dell’ordine che svolgono tali sopralluoghi non hanno una linea comune su quali siano i requisiti per essere in linea con la legge numero 155 del 31 luglio 2005 che prevede l’identificazione dei clienti degli internet Point: alcuni invitano i gestori a fotocopiare il documento d’identità del cliente, altri sostengono che basti scrivere nome e cognome su un apposito registro, altri ancora che occorra annotare anche il periodo di validità del suddetto documento, per non parlare di chi ritiene necessaria l’identificazione anche per usare i telefoni; e non manca chi non considera valido a tal fine un passaporto straniero!Per questo chiediamo a chi di dovere di fare chiarezza su cosa si intenda per “identificazione” del cliente, in modo tale da poter permettere ai gestori degli internet Point di operare a tal fine certi di farlo bene. Noi, come associazione di immigrati, pensiamo che sia anche nostro dovere agire contro la criminalità e in conformità alla legge antiterrorismo (che non ha nulla a che vedere con questa repressione verso questi piccoli commercianti) e ribadiamo che secondo noi un vero terrorista non verrebbe mai ad operare in un internet point col rischio di essere rintracciato; sicuramente avrà altri modi di fare i cavoli suoi.Riguardo l’identificazione noi pensiamo che il gestore debba limitarsi a registrare nome, cognome e data di nascita del cliente, anche per non entrare in contrasto con la legge sulla privacy. Il gestore è punibile se non è in grado di fornire i dati per risalire all’identità di un cliente qualora eventualmente questo fosse risultato colpevole di un qualche uso criminale di internet e ricercato dalla legge. Stesso discorso per quanto riguarda i telefoni, per l’uso dei quali riteniamo necessario annotare i dati del cliente qualora si verificassero circostanze che rendessero necessario risalire alle sue generalità in caso di intercettazione. Senza necessità legale dei dati dell’utilizzatore sia di internet che dei telefoni, non riteniamo necessario tutto questo accanimento da parte delle forze dell’ordine nei confronti dei gestori degli internet Point. D’altronde, come nel caso dell’utilizzo di internet, chi volesse utilizzare iltelefono in maniera criminale può farlo da qualsiasi cabina pubblica.Noi proponiamo senza costringere i gestori con questa repressione, che ha portato in qualche caso a far litigare cliente e gestore, l’uso di telecamere di videosorveglianza per riprendere chi entra e chi esce dai locali. Ovviamente tutto a spese del Ministero degli Interni. Stesso discorso vale per l’ammodernamento dei locali: non si può costringere un gestore di compiere tali modifiche strutturali ai locali, per un ammontare di diverse migliaia di euro, sotto minaccia della chiusura con sigilli del locale. Tali costi (oltre a quelli relativi ai mancati guadagni per il periodo di chiusura per ristrutturazione dei locali) dovrebbero essere coperti da chi richiede obbligatoriamente tali modifiche, ovvero lo Stato. Dopo tutto, la licenza ci è stata data ritenendo i locali adeguati secondo la normativa allora vigente; se il cambio di normativa prevede modifiche costose, queste devono essere pagate da chi ha deciso il cambio di normativa, e non da chicon anni di sacrifici ha aperto una piccola attività. Vista l’indifferenza nei confronti degli immigrati, chiediamo ai mezzi di informazione di intervenire per fare chiarezza sulla questione.
In allegato, la lettera alla quale attendiamo ancora una risposta da parte del Prefetto.
Al Rispettabile Prefetto - Prefettura di Roma
E.p.c.
Rispettabile Questore
Questura di Roma
Rispettabile Dirigente del Commissariato “ Casilino Nuovo”
Oggetto:
Ricorso gerarchico a revocare dell’ordine di chiusura dell’attività Internet Point.
L’Associazione Dhuumcatu sita a Roma in Via Nino Bixio 12, Tel: 06 44361830, Fax: 06 44703448, E-mail: dhuumcatu@yahoo.it, Sito: http://www.dhuumactu.org/,
Vi informa che il Sig……………………., nato a ………………, il ………………………………., è un membro della nostra Organizzazione con riferimento numero° 8160, nonché intestatario dell’attività di “ Internet Point” sita a Roma in Via………………
Il fatto che sottoponiamo alla sua attenzione è avvenuto in data 11-03-2009, giorno in cui egli ha ricevuto una notifica per chiusura dell’attività di Internet Point dal 14/03/2009 fino al 02/04/2009 per un totale di 20 giorni. Nella notifica è anche riportato che per questo locale vi era l’ordine di chiusura per 5 giorni per la stessa violazione del regolamento art. 8 e 9 del T.U.L.P.S. Chiediamo di revocare il decreto di chiusura del suddetto locale per i seguenti motivi:
1. La prima violazione del 21-09-2007 riporta “ da personale del Comm.to Casilino Nuovo, veniva accertata la mancata conservazione con modalità informatiche dei dati anagrafici relativi agli utenti dei servizi telefonici e telematici, nonché l?assenza del previsto registro vidimato per la stampa dei fati registrati”. Sig. Prefetto vorrei informarVi che il Sig………… riceve l’autorizzazione dell’attività di internet Point dopo il 18/09/2007 dal Commissariato …………………… è in data 21/09/2007 ne egli iniziato la sua attività al pubblico, e si conferma anche nel verbale in quanto non ha trovato nessun cliente dentro del negozio. Ancora di valutare quando il sig.....ha ritirato l’autorizzazione perché il Commissariato non ha prodotto i documenti “Vidimato dalla Questura” ? Per mancanza della conoscenza lingua italiana ne capito bisogno di presentare una memoria al divisione Polizia amministrativa e sociale e per mancanza di tale memoria la Questura ha ordinato di chiudere per 5 giorni suddetta attività. Sig………… ha seguito l’ordine della Questura.
2. Per la seconda violazione del 17-12-2008 riporta “ personale del Commissariato di P.S. Casilino Nuovo ha accertato, presso il suddetto esercizio, le violazione appresso indicate, cioè non acquisiva i dati anagrafici né gli estremi e la riproduzione dei documenti di identità degli utilizzatori delle postazione telefoniche e telematiche, presenti numero cabine 7 Phone center e numero 15 PC e continua sempre mancano registro Vidimato” . Riguardo telefoniche egli fornisce tutti i registri cartacei, (documento allegato) ma il responsabile del controllo contesta che i dati non erano riportati su fogli vidimati dalla Questura.
Signor Prefetto, fermo restando che a seguito di provvedimento inpugnabile, il sig........... ha comunque provveduto a dotarsi di quanto richiesto, Le ricordiamo che in qualità di cittadini immigrati pensiamo sia anche nostro dovere lavorare contro ogni tipo di criminalità e terrorismo, ed il Sig……………….. si è sempre impegnato, con la sua piccola conoscenza della lingua italiana, a seguire i comuni regolamenti della Repubblica Italiana.
RigraziandoVi per l’attenzione concessa, Vi preghiamo di annullare questo provvedimento di chiusura, in quanto non risulta che il Sig…… non ha potuto di produrre i dati di uno specifico cliente, ricercati dall’ordine Pubblico quale utilizzato questi apparecchi. Riguardo il PC numero 15 non esiste (dentro questo locale risulta solo 7 PC per i clienti) addirittura dal Ott/Nov/Dec-2008 questo locale non erano collegato con Internet ( documentata ), più verbale del 27/01/2009 accusato per mancanza dei dati del cliente cabina numero 7 Phone center, invece in data 03-03-2009 il Questore di Roma ordina chiusura del locale motivato “mancanza dei dati per cabina numero 6. In tutti e due i verbali è riportato sempre il PC 15 ( rivadiamo ancora PC 8/9/10/11/12/13/14/15 non esiste). Inoltre, in nessuna verbale della P.S risultano i dati dei clienti non registrati per il quale avvenuto questo ordine della chiusura firmato dal direttamente dal Rispettabile Questore di Roma.Vi chiediamo anche di valutare che nel decreto di chiusura si informa che entro 3 giorni della notifica deve chiudere per 20 giorni l’attività, ma nello stesso decreto si da anche la possibilità di ricorre contro questo decreto, entro 30 giorni per presentare ricorso gerarchico al Prefetto o entro 60 giorni al TAR. La chiusura entro 3 giorni ed il ricorso entro 30 giorni sono due procedure che contrastano l’una con l’altra. Proprio il questo motivo Lei prefetto intervenga per revocare il decreto di chiusura del locale. Infine Vi chiediamo di valutare che 20 giorni di chiusura del locale creano un totale disagio per la sopravvivenza della una famiglia immigrata, in un momento di crisi economica, che colpisce sia noi immigrati sia i cittadini Italiani. Se la Questura dopo di questo ricorso si chiude l’attività di internet Point di suddetta Via……………., noi unitamente riservo chiedere risarcimento danno economico al Giudice contro la Questura di Roma.
Distinti saluti
N.B. allegato la copia della licenza rilasciato dalla Questura di Roma, tutti due Verbali e documento di telecomunicazione quale attesta suddetto locale nel mese Ott/Nov/Dec-2008 non erano collegato con internet.