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Bengalesi In italia

 L’immigrazione in Italia è un fenomeno relativamente recente, iniziato a partire dagli anni Settanta e giunto al suo massimo nei primi anni del XXI secolo. Agli inizi del 2009, infatti, l’Italia era il quarto paese europeo per numero di stranieri residenti.
Le comunità più numerose residenti in Italia sono quella rumena, con quasi un milione di componenti, seguita da quella albanese e marocchina con circa 500mila membri ciascuna.
Negli ultimi anni, è stata la comunità del Bangladesh a registrare uno tra i più alti incrementi di popolazione.
Siddique Nure Alam è un attivista bengalese, arrivato in Italia nei primi anni Novanta, dopo aver studiato scienze sociali e politiche e giurisprudenza all’università di Daka, in Bangladesh.
Durante la carriera universitaria ha avuto modo di ricoprire il ruolo di segretario generale del comitato “Bawan Somiti”, la prima associazione bengalese che ha riconosciuto e tutelato i diritto della confraternita Sufi.
Dopo la militanza nel movimento studentesco contro il governo militare del Bangladesh, approda nel 1990 in Italia. Due anni dopo fonda l’associazione Dhuumcatu e il primo giornale in lingua bengalese.
L’associazione Dhuumcatu aperta a Roma nel 1992 si occupa di assistenza legale a cittadini immigrati e italiani. Ogni anno, inoltre, l’associazione organizza il capodanno del Bengala, la celebrazione del Capodanno di pace che coinvolge cittadini di tutto il subcontinente indiano.
Nel 1998, Siddique Nure Alam, detto anche Bachcu, viene eletto segretario generale della comunità bengalese in Italia, incarico dal quale si dimetterà per tornare in carica nel 2003 quando viene anche nominato presidente del comitato immigrati in Italia.
Il comitato che riunisce oltre sedici associazioni provenienti da realtà differenti e multi etnicità a volte in conflitto, si concretizza come punto di riferimento per il migrante in difficoltà, sostenendo campagne di regolarizzazione dei clandestini e promuovendo la cooperazione. Nel congresso del 2010, il primo degli immigrati residenti in terra italiana, furono oltre centocinquanta i delegati presenti, in rappresentanza delle trenta comunità più numerose in Italia, per un totale di oltre 40mila cittadini stranieri.
Il comitato ha individuato sei punti da perseguire quali: la regolarizzazione per chi denuncia il lavoro nero, la cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia, la chiusura dei CIE e l’abolizione dei respingimenti in mare, la cancellazione della sanatoria per i permessi di soggiorno, l’allungamento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro e il diritto di voto per chi vive in Italia regolarmente da più di cinque anni.
Bachcu, vicino alle posizione di Rifondazione Comunista, ha operato per oltre vent’anni a favore dei lavoratori immigrati richiedenti il permesso di soggiorno. Negli anni è riuscito a far rilasciare nuovamente oltre duemila permessi di soggiorno che erano stati rigettati in precedenza.
Nei primi anni del 2000, sono stati due gli stabili in disuso recuperati per dare accoglienza ai lavoratori immigrati.
Quando nel 2004 oltre 150mila migranti attendevano a Roma il rinnovo del permesso di soggiorno, Siddique Nure Alam a capo del comitato immigrati inaugurò uno sciopero della fame per cercare di velocizzare la pratica. Il presidente si scagliò contro il cedolino che veniva temporaneamente rilasciato al posto del permesso vero e proprio.
"Il cedolino serve solo quando ti denunciano, ti fanno le multe o ti devono mettere in prigione. Il paradosso è che non lo riconosce nemmeno chi lo rilascia: la Questura non lo accetta per le richieste di ricongiungimento familiare".
Durante lo sciopero dei migranti nell’ottobre del 2010, Bachcu lanciò l’efficace slogan “Berlusconi fai una telefonata in questura anche per noi”, denunciando “quest'Italia dalla doppia e tripla morale e la vita di chi ha bisogno di un permesso di soggiorno per lavorare e per non avere la vita distrutta da leggi immonde.”